L’esatta differenza

Le due definizioni complementari che Saussure dà del termine valore – equivalenza tra cose differenti e differenza tra cose simili (Cours de linguistique général, pp.99 e 140 sgg.) – fanno della differenza (opposizione) la condizione costitutiva della lingua e delle istituzioni in genere. Si pongono le domanda seguenti: è possibile e ha senso cercare le condizioni costitutive della differenza (opposizione) nella lingua? E se ha senso determinarle, cos’è, da che cosa è caratterizzata, in che cosa è a propria volta analizzabile la nozione di differenza linguistica? Parliamo di caratterizzazione in senso non metafisico, ma come operazione nell’uso e nella pratica della lingua. In sostanza, esiste e ha senso determinare la specificità linguistica della differenza? O al contrario cercare risposte a questa domanda è un rito intellettuale vacuo? Alcune brevi considerazioni intendono mostrare a) che esiste una specificità della produzione delle differenze linguistiche; b) che questa specificità può essere descritta e trova riscontro nelle pratiche di apprendimento e d’uso del linguaggio; c) che la differenza, così analizzata e descritta, da categoria astratta risulta invece condizione operante costitutiva dell’intrinseca diversità delle lingue.


Massimo Prampolini, docente di Semiotica, Università di Salerno