Statement

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Michele Luminati – Direttore dell’Istituto Svizzero

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Francesco Raparelli – LUM

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Paolo Virno – Università di RomaTre

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Daniele Gambarara – Università di Cosenza

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“Istituzione e Differenza L’attualità di Ferdinand de Saussure”

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“Institution and Difference on the timeliness of Ferdinand de Saussure.”

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“Institution et Différence – L’actualité de Ferdinand de Saussure.”

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da un’idea di
ISTITUTO SVIZZERO DI ROMA

Progetto scientifico di
Daniele Gambarara, Francesco Raparelli, Paolo Virno

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PARTNERS

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RIPENSARE LE ISTITUZIONI AL TEMPO DELLA CRISI

Le nostre società sono state colpite da scosse che ne hanno minato le fondamenta: la crisi che stiamo vivendo sta radicalmente trasformando ogni ambito delle nostre società, dall’economia alla politica fino alla cultura, le cui stabili istituzioni si stanno irrimediabilmente sbriciolando. In Italia i musei sono sempre più vuoti, le università perdono iscritti, le biblioteche sono costrette a chiudere.

Si tratta di una trasformazione irreversibile che ci impone di inventare strutture inedite fuori dai vecchi schemi e ci spinge verso percorsi alternativi e inesplorati.

In questo scenario ci siamo chiesti cosa deve o dovrebbe essere un Istituto di Cultura oggi. Come abitare la crisi delle istituzioni politiche, sociali e culturali che stiamo vivendo? Per rispondere a tali interrogativi, l’Istituto Svizzero di Roma ha dato vita a Istituzione e Differenza: un dispositivo per riflettere sui mutamenti e la crisi delle istituzioni culturali, cercando di approssimare risposte nelle profonde trasformazioni del nostro tempo. Oggi vogliamo ripensare questo tema in modo ancora più ambizioso, partendo dalla produzione di sapere: la ricerca e la formazione sono il terreno forse più efficace per realizzare e orientare il cambiamento. Per far questo abbiamo deciso di guardare alla linguistica e alla filosofia del linguaggio, per pensare alla lingua come istituzione pura e matrice di tutte le altre seguendo la lezione di Saussure.

Partiamo da Ferdinand de Saussure, per immaginare originali architetture istituzionali mettendo a valore le differenze, talvolta irriducibili, che emergono nell’incontro tra i vari attori collettivi coinvolti in questa ricerca.

Vorremmo intraprendere questo percorso interrogando nel profondo le pratiche culturali così come la stessa produzione artistica e scientifica: eccedere i luoghi classici della formazione e gli specialismi per dispiegare il potenziale dell’arte nella ricerca scientifica e sociale.

Istituzione e Differenza rappresenta per noi un modello, la sfida di riuscire a trasformare un tradizionale Istituto di Cultura in un vero e proprio dispositivo di ricerca e produzione artistica transdisciplinare.

ISTITUZIONE E DIFFERENZA

Vita inappariscente, pensiero solitario e spericolato, capace di innovazioni dirompenti. È il caso di Ferdinand de Saussure: ginevrino, famiglia di generazione in generazione impegnata nel campo delle scienze naturali, brillante studente di linguistica a Lipsia e Berlino. Così brillante che all’età di ventuno anni pubblica quello che fu giudicato «il più bel libro di linguistica storica che sia mai stato scritto», il Mémoire sur le système primitif des voyelles dans les langues indo-européennes. Di ritorno a Ginevra nel 1891, dopo un intervento importante pronunciato in occasione del Congresso degli orientalisti (1894), Saussure fa quasi perdere le sue tracce. È a Ginevra che insegna, dopo averlo fatto per dieci anni a Parigi; a Ginevra sviluppa in modo febbrile le sue ricerche, ma per il pubblico scientifico internazionale i suoi contributi diventano solo un ricordo. Tra il 1907 e il 1911 tiene i corsi di linguistica generale a cui avrebbe ambito vent’anni prima, le sue lezioni – pubblicate postume dagli allievi Bally e Sechehaye – definiscono i tratti originali della sua produzione teorica che influenzerà le scienze umane del Novecento. Muore ‒ dimenticato e solitario ‒ nel 1913.

Del Cours, la cui prima edizione è del 1916, si avranno, nel tempo, tante edizioni, tante traduzioni quante di pochi altri testi scientifici. La scarsa prolificità di Saussure impegna più generazioni di studiosi nella ricerca della sua verità. Al seguito del secondo dopo guerra, infatti, grazie all’opera di Hjelmslev e Benveniste, i lavori di Godel, e poi successivamente di Engler e De Mauro, il Cours viene adeguatamente tradotto, chiarito nella sua articolazione, commentato; il pensiero di Saussure afferrato nella sua radicalità.

Ora ci chiediamo: qual’è l’attualità del laboratorio-Saussure? Quali concetti, tra quelli creati dal linguista svizzero, sanno lavorare ancora in modo fecondo nel presente (e nell’avvenire) del pensiero critico, oltre gli specialismi? A cento anni dalla scomparsa di Ferdinand de Saussure (22 febbraio 1913), per contribuire alle commemorazioni che tra Ginevra, Parigi e l’Italia si susseguiranno nei prossimi mesi, a queste domande vogliamo provare a rispondere con gli incontri che proponiamo. Saussure e il pensiero critico più che Saussure e l’accademica. Se fosse la seconda coppia ad interessarci, infatti, dovremmo fare i conti, salvo virtuose eccezioni, più con la disattenzione che con la cura carica d’intraprendenza che contraddistingue il rapporto produttivo con un classico.

Saussure, prima e meglio di chiunque altro, pensa l’arbitrarietà radicale del segno linguistico. Nulla nella lingua, sistema e forma da distinguere dalla sostanza della parole (concreto atto di enunciazione), e anche da quel peculiare organo specie-specifico che è la facoltà di linguaggio, è imposto dalla natura degli oggetti o dalla conformazione degli stati di fatto. Il significato (signifié), limite o singolarità nella serie delle significazioni possibili, e il significante (signifiant), articolazione nella serie delle possibili immagini acustiche, sono nel loro legame, che costituisce il segno linguistico, interamente arbitrari. Ed è proprio l’arbitrarietà della lingua, insieme infinito di virtuali atti di parole, a fare di quest’ultima ciò che Saussure definisce «istituzione pura». Radicale arbitrarietà del segno linguistico significa infatti carattere radicalmente sociale della lingua. Altrettanto, alla radicale socialità della lingua si accompagna la sua radicale storicità. Ancora meglio: arbitraria e sociale dunque nello stesso tempo istituzione inafferrabile alla mutazione improvvisa, volontariamente determinata, e sempre aperta all’alterazione molecolare, al divenire storico.

Complementare al principio di arbitrarietà è quello di differenza. Dice Saussure nel Cours: «nella lingua non vi sono che differenze», «differenze senza termini positivi». Presi isolatamente, significato e significante sono entità esito di un puro rapporto differenziale e negativo; prima o indipendentemente da questo rapporto non esistono. Altrettanto, il valore di ogni segno linguistico è tale solo a partire dal rapporto differenziale che lo inscrive nella lingua storico-naturale come forma o sistema.

Istituzione pura fatta di differenze, e differenze di differenze. Ci basta questa definizione per cogliere la potenza pratica e l’attualità del pensiero saussuriano. Come ha detto Luis Prieto, Saussure ha posto le basi di una teoria delle istituzioni. Nell’epoca della crisi della sovranità statale e della legge del valore-lavoro, nell’epoca in cui il linguaggio diviene principale risorsa produttiva così come i valori finanziari perdono ogni tipo di rapporto convenzionale con la natura delle merci (compresa quella merce peculiare che è la forza-lavoro), nell’epoca della globalizzazione e della sua crisi, pensare ancora con Ferdinand de Saussure alla lingua come istituzione pura e sistema di differenze significa pensare il presente in modo radicale, oltre il senso comune, oltre gli specialismi.

Istituzione e differenza: gli stessi temi lungo i quali articoleremo gli incontri hanno orientato la scelta dei luoghi. Non soltanto le istituzioni ufficiali, a partire dall’Istituto Svizzero di Roma e passando per l’Università della Calabria. Ma anche istituzioni informali e di nuova natura: l’atelier autogestito Esc e il Teatro Valle Occupato. Saussure di Istituzione e differenza conquista la città di Roma, eccede i luoghi tradizionali della formazione, combina in modo inedito quelle istituzioni, formali e informali, che ambiscono a consolidare sperimentazione culturale e pensiero critico e, con essi, a far proliferare nuove forme di vita.