L’animale darwiniano, l’uomo saussuriano e la filiazione di Rousseau

Rousseau è certamente il primo ad aver identificato la complessa articolazione tra società, pensiero e linguaggio attraverso il rifiuto della questione delle origini di quest’ultimo nel secondo Discorso. All’uomo silenzioso dello stato di natura è contrapposto l’uomo comunicante dello stato sociale, con la comparsa del linguaggio che costituisce una frontiera netta e apparentemente impermeabile tra l’ipotesi relativa all’essenza dell’uomo e la storia che ne rappresenta la realizzazione. All’estremo opposto, Darwin pare dipingere ne La filiazione dell’uomo un animale che si tramuta gradualmente in essere umano, in particolare attraverso una complessificazione continua della comunicazione che sfocia nel linguaggio articolato umano. Se tutto sembra contrapporre il filosofo ginevrino al naturalista inglese, si può sottolineare un legame forte riguardo all’origine passionale del linguaggio e alla sua influenza politica. Se Saussure respinge proprio come Rousseau la questione delle origini e, preoccupato di fondare una vera epistemologia della linguistica, considera soltanto l’uomo parlante, non bisogna tuttavia concludere che la linguistica saussuriana sia inconciliabile con l’evoluzionismo darwiniano. Far incontrare l’animale darwiniano e l’uomo saussuriano, mediante la filiazione di Rousseau, è una proposta che può rivelarsi fruttuosa per lo sviluppo di una linguistica neo-saussuriana.


Thomas Robert, dottorando di Filosofia del linguaggio, Université de Genève