Quando il differenziale fa la differenza!

Così come si sviluppa ne «L’essenza doppia del linguaggio», l’analisi saussuriana dello statuto del segno stabilisce che quest’ultimo abbia un’esistenza al contempo negativa (non definibile in riferimento a un fondamento esterno), correlativa (le forme si definiscono le une rispetto alle altre) e complessa (né le forme né i significati esistono come tali al di fuori della loro associazione), il che ha condotto Saussure ad affermare talvolta che i segni erano soltanto «bolle di sapone». Ma questa analisi stabilisce anche che la costituzione dei segni procede dall’attuazione di processi psichici, che le unità-segni esistono sicuramente nella coscienza dei soggetti parlanti, e che la loro «vita» si inscrive in una dinamica perpetua di produzione/trasmissione di valori. Questo doppio statuto potenzialmente paradossale non è privo di legami con la perplessità testimoniata dalle note saussuriane relative ai rapporti tra semiologia e psicologia. Sulla base di una nuova analisi delle argomentazioni saussuriane su questi temi, sosterremo che se è vero che i segni sono puramente differenziali, questo statuto non può essere proiettato nel campo del pensiero (radicale assenza di sostanzialismo), ma che anzi, proprio a causa della loro intrinseca differenzialità i segni hanno la capacità di delimitare e costruire queste unità e operazioni cognitive che fanno sì che lo psichismo umano sia radicalmente diverso da quello degli altri animali.


Jean-Paul Bronckart, docente di Scienze dell’educazione, Université de Genève